Afrodite dea dell'Amore
Dipinto di Sandro Botticelli |
Afrodite, dea dell’amore, della seduzione e dei profumi!
Afrodite, Venere per i romani, nell'antica Grecia era venerata come dea dell’amore, della bellezza e della sensualità.
La sua nascita, come nella maggior parte
dei miti, è descritta in vari modi che però hanno una costante comune: nasce dall'acqua nei pressi dell’isola di Cipro ed è bellissima.
Quando Afrodite crebbe, la sua bellezza
non aveva rivali e questo mise in allarme Zeus che, temendo discussioni fra gli
dei ansiosi di conquistarla, decise di darla in sposa ad Efesto, dio del fuoco
e delle fucine.
Afrodite dovette obbedire suo malgrado
anche se il marito era talmente brutto, che sua madre, Era, lo confinò fuori dall'Olimpo per non doverlo vedere. Un matrimonio assurdo per la dea dell’amore, che la rese molto infelice e
la portò a ricercare in numerosi amanti le soddisfazioni che con Efesto non
riusciva ad avere.
Secondo alcuni studiosi, il mito della dea dell’amore greca deriva da
una figura mitologica precedente, quello
di una divinità sumerica, Inanna che rappresentava già nel III millennio a.C.
il concetto di fertilità, bellezza e di sensualità
femminile.
Non è un caso che Afrodite sia associata all'isola di Cipro perché, proprio su quest’isola, sulla costa sud-orientale, a
Paphos, nacque e si sviluppo il santuario più importante a lei dedicato che
rimase mèta di pellegrinaggio anche per i romani.
Paphos è la città in cui è ambientato uno
dei racconti mitologici che narra di come sia nato uno dei profumi più famosi dell’antichità: la mirra.
Il mito è giunto fino a noi grazie al
racconto dettagliato che ne fa Ovidio nelle sue Metamorfosi.
Narra la leggenda che il Re di Cipro,
Cynira, avesse una figlia di nome Myrra che si innamorò follemente del padre. Nel
giro di breve tempo, questo innamoramento per il proprio padre divenne
ossessione cui non riusciva a resistere anche se i sensi di colpa per quell'amore traviato assediavano il suo cuore e la sua mente.
Una sera, rinchiusa nella sua camera,
decise di farla finita impiccandosi ma la sua nutrice che vegliava appena fuori
dalla porta, sentendo un trambusto strano entrò sventando il piano suicida.
Pur di farsi dire il motivo di quel gesto,
la nutrice giurò di aiutarla a risolvere il problema che la faceva tanto
soffrire; a queste parole, Myrra, non senza vergogna, confidò il suo segreto e
la povera nutrice rimase di sasso ma ormai il giuramento era stato pronunciato.
Era il tempo della festa sacra a Demetra e
la Regina, secondo la consuetudine, era in ritiro religioso con le altre donne
sposate, quindi il Re avrebbe dormito solo.
A tarda notte, la nutrice si avvicinò al
Re e, approfittando della sua confusione mentale dovuta all'intorpidimento delle troppe bevute, gli disse che una ragazza, di cui inventò il nome,
innamoratasi follemente di lui, avrebbe voluto raggiungerlo nel talamo.
Con l’aiuto del buio della notte, Myrra
riuscì così a congiungersi col padre, quella notte e quelle a seguire fino a
quando il Re non decise di voler vedere il volto della ragazza.
Quando vide che si trattava di sua figlia
decise istantaneamente di ucciderla ma Myrra riuscì a sfuggire alla sua ira.
Per nove lunghi mesi girovagò ma era
rimasta incinta e non potendone più di quella vita pregò gli dei di metter fine
al suo strazio salvando il bambino che portava in sé.
Le sue preghiere furono esaudite e venne
trasformata in un grande albero e durante la trasformazione le sue lacrime che
cadevano sulla corteccia si trasformarono in mirra.
Il bimbo nacque da una fenditura della
corteccia e venne allevato dalle Neiadi con il nome di Adone e, più cresceva,
più diventava bello al punto da far innamorare Afrodite.
La dea, però, era anche l’amante di Ares,
il re della guerra, che ingelositosi, alla fine riuscì ad uccidere Adone e le
lacrime che Afrodite pianse per lui si trasformarono in bellissime rose bianche che si colorarono di rosso
quando toccarono il suo sangue.