"Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei."

Oracolo di Delfi

giovedì 10 luglio 2014

Arrendersi... intesa nel modo giusto non è una parolaccia!

Arrendersi è parola che mette i brividi se non pensiamo a cosa vuol dire seriamente!



La parola "arrendersi" è diventata per noi sinonimo di disfatta, perdita, fallimento; ormai, nel nostro moderno sentire comune, pensiamo che arrendersi sia una vigliaccata ma siamo sicuri che sia proprio così?
Proviamo a valutare bene cosa sia insito nell'atto dell'arrendersi.
La constatazione è che viviamo in una società che ci condiziona fortemente ed uno dei condizionamenti peggiori cui siamo sottoposti fin da piccola età è il credere che più facciamo, più otteniamo.
Spronare le persone ad essere attive è cosa buona e saggia perché nulla si può fare senza una buona volontà, un saper fare ed il materiale occorrente ma, il "voglio quindi posso" è un azzardo soprattutto se ciò che vogliamo non dipende solo da noi.
A mio giudizio, meglio sarebbe: "voglio quindi ci provo con tutte le mie forze e magari ci riesco".
Quando incappiamo in situazioni difficili, soprattutto in amore, pensiamo che, se volere è potere, possiamo gestire non solo la nostra parte di rapporto ma anche quella della persona che amiamo e, forti di questo credo, senza forse neppure accorgercene, iniziamo un durissimo lavoro che, il più delle volte, porta solo allo sfinimento.
Lottiamo tenacemente e costantemente, ci mettiamo tutta la nostra energia, ad ogni fallimento studiamo un'altra strada e poi la percorriamo cocciutamente ma, alla fine, siamo solo stremati ed inermi.
Così facendo, non solo sfiniamo noi stessi in una lotta titanica ma, il più delle volte, sfiniamo anche il partner ed il rapporto con il risultato che non solo non abbiamo ottenuto ciò che volevamo, ma, anzi, abbiamo distrutto anche quello che teneva in piedi il rapporto e, cioè, l'amore.



Richard Bach, si, proprio quello del "Il Gabbiano Jonathan Livingston", in un altro dei suoi libri "Le ali del tempo",  ha magistralmente espresso un grande concetto in una piccola frase: "A volte, l'unico modo per vincere è arrendersi".
Se, dopo averci ostinatamente provato, ci rendiamo conto che non ci è proprio possibile modificare ciò che non ci sta bene, arrendersi non è da considerarsi atto di fuga vigliacco ma, piuttosto, è un atto saggio nato dall'attenta valutazione dei fatti in essere. Insistere nei tentativi sarebbe assolutamente deleterio sia per noi, sia per la situazione. Sarebbe un po' come giungere sul bordo di un precipizio e, non volendo prendere atto del vuoto, continuare imperterriti a camminare con l'unico risultato che, per non aver voluto fermarci, ci siamo sfracellati al suolo.
Moltissime sono le situazioni in cui vorremmo che le cose andassero in un verso a noi gradito ma non sempre il risultato finale dipende solo da noi.
Insistere nel tentativo spasmodico di armonizzare le situazioni a nostro insindacabile piacimento, portato all'eccesso, è inutile e dannoso e, in molti casi, ci costringe a dire o a fare cose che fanno urlare vendetta alla nostra dignità.
Meglio arrendersi ritrovando in noi la calma e la serenità che ci permettano di accettare compromessi dignitosi e soddisfacenti anche se non giungono ai traguardi che avremmo voluto raggiungere o, di liberarci decisamente e definitivamente di ciò che sappiamo già non essere ciò che avremmo voluto.
Saltiamo! ma non nel precipizio che non abbiamo voluto vedere ma di gioia nel ritrovare una serenità di vita che per troppo tempo ci è mancata.
Arrendersi a ciò che è nei fatti senza inseguire spasmodicamente ed ossessivamente chimere irraggiungibili è un atto liberatorio che taglia le catene da noi stessi volute e ci ridà la gioia di vivere liberi e felici.

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