"Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei."

Oracolo di Delfi

venerdì 21 settembre 2012

TAROCCHI AMORE: SE MI TRADISCI FINIRAI ALL'INFERNO!

"Amor, c'ha nullo amato amar perdona".

Dante (Divina Commedia, Inferno Canto V verso 103)




Tarocchi amore: il tradimento manda all'inferno? Il verso di Dante Alighieri che ho riportato in alto è uno dei più noti ma, forse, pochi di noi si sono fermati a riflettere su quante interpretazioni ed implicazioni possa avere. Chi pronuncia questo verso è una certa Francesca da Polenta che, da sposata, prende il nome di Francesca da Rimini. Il padre di Francesca, Guido da Polenta, era il signorotto del territorio di Ravenna che come vicino di casa si trovava un certo Gianciotto Malatesta reggente la signoria di Rimini. Quando, a suo insindacabile giudizio, Francesca raggiunse l'età da marito (forse 15 anni) Guido, molto probabilmente per motivi di alleanza strategica, decise che la figlia dovesse andare in sposa al suo vicino; detto fatto i due si misero d'accordo, molto probabilmente per procura, ed il matrimonio si celebrò senza che la sposa potesse in nessun modo dire la sua. Fatto si è che Gianciotto avesse un fratello di nome Paolo che, per altro, pare fosse il procuratore nell'accordo di matrimonio e che si innamorò perdutamente di sua cognata. Francesca ricambiò l'amore di Paolo e tra loro nacque una relazione d'amore segreta che, come tutte le relazioni extra, era a rischio. Non potendo andarsene da qualche altra parte e continuando tra loro la relazione d'amore, i due vennero alla fine scoperti  tramutando la storia in tragedia. Si, proprio tragedia perchè a quei tempi, siamo intorno all'anno 1280, non essendoci ancora il divorzio, il modo migliore per porre fine alla tresca era condannare a morte i due e, in effetti, Paolo e Francesca vennero giustiziati. Dante, nella sua Commedia, li sbatte all'inferno, nel girone dei lussuriosi, anche se malvolentieri e non perchè si siano innamorati bensì per il fatto di aver ceduto al loro amore infrangendo così imprescindibili precetti morali primo fra tutti quello che impone ad una donna sposata l'impossibità di tradire il marito in quanto il matrimonio consacrato ed il giuramento di fedeltà non devono essere infranti. Il problema nasce dalla veemenza con cui l'amore si impossessa dell'animo degli innamorati. Letteralmente la frase che Dante fa' dire a Francesca può voler dire che l'amore a nessuno perdona l'amare o, anche, che l'amore obbliga chi è amato ad amare a sua volta. Indipendentemente da quello che Dante voleva esprimere, mi piace pensare che se l'amore obbliga a riamare non ci può essere colpa nel vivere l'amore. Il tradimento non è amare qualcun altro; il tradimento si attua nel tenere i piedi in due scarpe. Se mi innamoro di qualcuno è perchè l'amore che vivevo prima è finito ma, se è finito, perchè non lo chiudo? Potrebbe essere che proprio il nuovo amore mi faccia comprendere che quello che vivevo prima sia morto e allora, se non voglio finire all'inferno, devo avere il coraggio di chiudere il vecchio prima di inoltrarmi nel nuovo.

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